Poesie: Nati dall’Ostia

In una notte di adorazione, il Beato Giacomo Alberione
ha una chiara intuizione:
“Per contrastare il male,
gli stessi mezzi nel bene bisogna adoperare!”.

Uno è lo Spirito che la deve animare,
molte le membra di cui deve constare.
Nasce nel cuore del Fondatore una grande Famiglia
di cui San Paolo è Padre, modello e ispiratore.

La Società San Paolo è detta altrice,
perché assume le vesti di madre e nutrice.

Comunicare al mondo Gesù Maestro,
con i mezzi moderni in ogni contesto.
La buona stampa e la sua diffusione,
è il carisma primo della Congregazione.

Le Figlie di San Paolo nel grande alberone,
ne condividono la stessa missione

Le Pie discepole del Divin Maestro
imploran le grazie in modo perfetto,
sono la linfa della santa istituzione
perché dedite all’adorazione.

Stemma Paolino

beato Alberione

Le Pastorelle accanto al Pastore,
guidano il popolo a nostro Signore.

Le Apostoline sotto la speciale protezione
di Maria Regina della vocazione,
seguono i giovani chiamati per elezione
ad una vita di autentica donazione.

Quattro Istituti di natura secolare,
profuman di Cristo, con una vita esemplare,ogni ambito del sociale.

Un’ultima figura fa capolino
è quella laica del Cooperatore paolino;
ne condivide lo spirito, fa sua la missione
offrendo in cambio amore e dedizione.

A conferma della santa ispirazione,
ode in sogno nostro Signore:
“Sono con voi, non abbiate timore!”.

Ecco, lascia ai posteri il testamento:
portare la Famiglia a compimento!

Mercoledì 30 Aprile 2014 17:28 Mariacristina Carbonara, IOLA

da: alberione100

La fiammella

Un desiderio solo, forte e santo 
dall'anima mi sale, ormai da tanto:
tenere lo sguardo fisso su Gesù
cercando insieme le cose di lassù.

Un po' di cielo in tutti trova posto
giù giù nel cuore, dove più è nascosto.
E' lì il segreto della nostra via:
in quella nicchia, dove sta Maria.

Deve vederla il mondo, quant'è bella!
Perciò ai suoi piedi, proprio lì vicino,
la illumina un piccolo lumino
e la mia vita è - sì! - la sua fiammella.

Venne la notte con tutti i suoi terrori:
tremò la fiamma, finirono i bagliori:
triste la vita se n'andava in fumo
per quel pensier: "Se brucio, mi consumo!" 

C'è tutta la mia storia, in quella nicchia,
ed il mio cuore bussa forte e picchia
come la fiammella di quel lumino rosso:
che mai ti possa dir:
"Maria, bruciar non posso!". --

------Bruna Pavani IMSA

Il filo d'oro

La vita a Te il filo suo ravvolge
come mistero cui sia tolto il velo:
e sia giogo soave o che sconvolge,
il giorno mio trascorre sotto il Cielo 
    dicendo a tutto amen o così sia
perché il mio passo è sempre con Maria.

Quel "Fiat" si ripropone in ogni storia
di cui Tu sei invisibile motore;
di grazia in grazia scaturisce gloria
come supremo dono dell'Amore:
è l'esperienza di chiunque è stato
in piedi volto a Lui, l'Abbandonato.

Se dunque guardo dentro il mio vissuto
ecco trama di luce ogni momento,
però deve il mio dir restare muto,
avvinto anch'esso al grido di lamento
del Crocifisso Sposo, e a sé Maria:
è piccola storia sacra anche la mia.

Bruna Pavani IMSA

Intimità divina

Il desiderio che fece alla mente
vedere bene luoghi, fatti e gente
perché il suo fuoco non venisse spento
dalla menzogna nera in un momento,
ora è sussurro e potente voce
che lieta a Sé mi stringe sulla Croce.
Quasi non soffre chi s’offre per amore:
tutto del Cielo acquista il sapore
e non si distingue il mio dal Suo Legno.
È abbraccio, amplesso: storia, disegno
per chi, coi piedi nelle sue stesse orme,
aspira a un vivere cruciforme.
Se il segreto del Re potessi dire!
Dietro Lui sulla Croce, voglio sparire.
Questo cerca l’anima innamorata
ricordando come dall’Ostia è nata,
e chiede: “Il chicco nudo nella terra
sente più vita o morte che l’afferra?
Tu dammi un’esistenza redentiva
e il mio morir mi renderà più viva,
mentre scopro verità meravigliosa:
quello ch’è dello Sposo è della sposa”.
Sempre allora io cerco l’oblazione
e imparo Cristo da don Alberione.

Bruna Pavani - IMSA

Mano nella mano

Ti appartengo.  Tu sempre mi lavori:
protesto un poco, faccio resistenza,
ma il cuore mio brama i tuoi tesori.
Perdere tutto, ma non la tua presenza.
Nella tua grazia metto la mia fiducia;
quanto ti chiedo, adesso te lo scrivo:
trasformami in un’anima che brucia
finché di me non sia che un Cristo vivo.
Ecco il mio chicco: porterà la spiga,
frutto maturo della tua semente.
Hai scritto dritto, su questa storta riga,
il divenire tuo dentro il mio niente.
Ora contemplo in me il tuo mistero
con lo stupore di un’annunciazione.
Guidami Tu per il cammino intero
della mia vita, della mia vocazione.

Bruna Pavani - IMSA

 

Il tepore della felicità

Se è vero poter dir d’aver amato
non lo so, e brucia in me il lamento
di un desiderio sempre inappagato.
Forse fu allora, in quel bel momento,
quando sembrò che tutto era ormai dato…
ma il veder bene quanto ho ricevuto
fa sì che in me l’amor resti taciuto.
Perciò è un grato vino la memoria
di come mi hai condotto a questo giorno:
bella e lieta è tutta la mia storia
nella trama di luce che c’è intorno.
Nei tuoi occhi il mio sguardo ti dà gloria:
così, vedendo sempre solo Amore,
della felicità sento il tepore.

Bruna Pavani - IMSA

La confessione

Sui tuoi piedi verso profumo di nardo:
tutta mi hai coperto di perdono
e ho trovato riposo nel tuo sguardo.
Quella di prima ora più non sono.
Dentro mi cresce nuovo il desiderio:
diventa un altro sì, ma con ritardo;
capisco che il cammino si fa serio,
e giù lacrime e profumo di nardo. 

Bruna Pavani - IMSA

Ha fatto tutto

Io non posso più vederti sulla Croce!
- Gli ho gridato con tutta la mia voce.
Teneramente disse: “È uno il modo:
accetti di far tuo ogni mio chiodo?”.
Tacqui. Tremò in me una risposta ascosa.
In silenzio chiesi d’esser generosa.
Poi fu incontro d’occhi, e tutt’a un tratto…
io lo volevo far, ma era già fatto! 

Bruna Pavani - IMSA